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la rude politica dei tempi in cui si negava ogni diritto, era più leale dei sistemi attuali che consistono nel creare e presentare progetti per poi cooperare con ogni forza a seppellirli, giovandosi oggi dell’ostruzionismo sloveno e domani degli sfoghi sciovinistici di qualche pangermanista.

Giacchè, o miei signori, è la quarta volta che in questa Camera si arriva alla discussione di un progetto destinato poi a cadere in seno alle commissioni, o ad essere comunque arenato.

Eppure sarebbe bastato che il Governo avesse voluto, per vincere le difficoltà opposte. Su quei banchi, miei signori, sono passati tanti trafficanti, che hanno saputo acquietare burrasche ben più gravi di quelle scatenate contro l’Università italiana; ma su quei banchi non è ancora apparso un ministro che abbia mostrato di fare sul serio. Se così fosse stato, come in via d’ordinanza si era eretta la Facoltà di Wilten, e come in via d’ordinanza si provvide a scuole d’altre nazioni, altrettanto si poteva fare per noi.

Ma è solo a fin di male e mai a fin di bene, che in Austria si sa usare del diritto di emetter ordinanze e del paragrafo 14.

La realtà vera si è che il peggior nemico dell’Università italiana è stato sempre il Governo, il quale neppur ora ha saputo mostrare un po’ di benevolenza, dacchè pur avendo fatto ampie promesse e impegnata la parola della Corona, non seppe adempiere il suo dovere e dovette esser trascinato, con la votazione di martedì, a questa discussione.