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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 157

statu quo, o infine perchè spera che i problemi nazionali non abbiano bisogno di una soluzione a sè, ma possano risolversi in blocco coi più vasti problemi sociali umanitari.

Lo sperare che l’Austria ceda graziosamente Trento o Trieste o sia pure il solo Trentino è come credere che il lupo sia il protettore dell’agnello. Chi conosce l’Austria e sa l’altezzosità delle dichiarazioni che in tale riguardo fecero più volte l’imperatore e l’assassinato arciduca, comprende che questa è la più folle delle speranze. Il ritenere che pei begli occhi della neutralità italiana, le nazioni belligeranti debbano donare all’Italia le terre irredente non è cosa da pazzi, ma da delinquenti. Nell’ora in cui per conseguire l’indipendenza e l’integrità nazionale versano torrenti di sangue e il popolo belga e il serbo e il francese sarebbe semplicemente atto di ributtante cinismo presentarsi ad un consesso europeo in veste di sensali o di accattoni.

Chi ritiene che l’Italia possa rinunciare al suo compimento, mentre non vi si adattano nazioni meno forti e più giovani, come la Rumania e la Serbia, ignora non solo che la vil pace di oggi può significare la guerra offensiva che Austria e Germania ci intimerebbero domani (e di ciò dirò poi) ma dimentica che l’irredentismo riaccesosi ora nelle terre irredente e rifiorito, grazie a Dio, in tutta la penisola non può esser destinato a scomparire se non quando sarà vincitore. Sarebbe domani l’alleato di tutti gli altri irredentismi d’Europa, che non avessero trovato (e vi avrebbe colpa indiretta anche l’Ita-