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156 | al popolo italiano |
co, quello degli Absburgo e quello dei papi. Avvenimenti dolorosi impedirono il compimento dell’unità. Dall’artiglio dell’aquila austriaca si poterono strappare solo alcune provincie. Altre rimasero ancora sotto il duplice rostro. Quegli avvenimenti dolorosi furono deprecati come una calamità della patria, come un’onta che si dovea cancellare per l’onore delle armi, per la dignità nazionale. Le cause stesse del mancato compimento devon esser quindi lo stimolo a riprender, ora che è possibile, l’azione.
L’Italia ha sperimentato in sè gli immensi vantaggi del suo nuovo assetto politico. È essa stessa uno dei più meravigliosi ed eloquenti esempi del beneficio civile, morale, economico che ogni nucleo umano ritrae, quando riesce a evolversi secondo le proprie leggi e i proprii bisogni intimi, secondo le necessità biologiche del proprio genio creativo all’infuori di ogni artificio e coercizione altrui. Non v’è straniero che non riconosca gli immensi progressi fatti dall’Italia nuova. E non comprenderanno gli italiani che i benefici di un’unità completa saranno maggiori di quelli conseguiti con un’unità parziale? Maggiori per lo sviluppo, diremo così, interno dello Stato, maggiori per la sua influenza all’estero? E vorranno i fratelli maggiori che già godono i frutti dell’unità e della libertà, negarli ai fratelli minori?
Chi oggi è tiepido per la causa delle terre irredente, lo è perchè spera che si possano ottenere Trento e Trieste con la diplomazia; o lo è perchè ritiene che l’Italia possa adattarsi allo