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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 153


Dopo quell’anno non fu più ufficialmente ammessa dal Governo. Rimase questione popolare, agitata da Garibaldi, dall’Avezzana, da Imbriani, santificata dal martirio di Oberdan. Con l’avvento della Triplice si iniziò la feroce persecuzione dell’irredentismo. Un po’ alla volta la causa nostra cessò d’essere anche una viva questione popolare. A noi irredenti mancò da parte dei fratelli ogni aiuto; in loro venne meno anche la ricordanza.

Nel 1889 Francesco Crispi scioglieva i comitati pro Trento e Trieste e condannava l’irredentismo. Gli rispose con parole di fuoco Ergisto Bezzi. Ma fu voce clamante al deserto. L’italianità del Trentino ebbe un solo sostenitore: l’Austria. Fu l’Austria che inferocendo sempre più e cinicamente negando agli italiani ad essa soggetti ogni più piccolo diritto, li mantenne in stato di ribellione, li ritemprò nella lotta, nell’amore alla patria; fu l’Austria che di tratto in tratto obbligò gli italiani del Regno a scuotersi quando udivano i colpi del bastone tedesco, laceranti carni italiane. Ma furon sobbalzi, sussulti momentanei. La parola d’ordine che da Roma giungeva ai giornali era: Silentium! Le cronache di Trento le Trieste furono soppresse da tutta la stampa. La Triplice continuava a rinnovarsi. I problemi degli italiani in Austria, i problemi dell’Austria stessa eran sistematicamente trascurati. Ogni sfregio fatto agli italiani irredenti veniva sottaciuto, nascosto. Contro la annessione della Bosnia-Erzegovina all’Austria, senza gli sperati compensi per l’Italia, Alessandro Fortis prote-