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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 149

voler esser «amici degli amici e inimici degli inimici di Vicenza» e di aiutarli in guerra fuori e dentro il distretto.

E memoranda fu la intimazione che nel 1400 i consoli di Trento fecero a un picciol gruppo di mercanti tedeschi che volean agire in città da padroni: «Somma ingiustizia, dichiaravano i consoli, sarebbe, qualora forestieri e nuovi abitatori di una città pretendessero di mutarne gli statuti, le leggi, il costume, le consuetudini; e se noi trentini portassimo le tende in qualche città di Alamagna, è pur certo che là non cambierebbero per questo le loro antiche usanze e a buon diritto ci intimerebbero: O rispettate le leggi e i costumi nostri, o uscite da queste mura!»

Ma il titolo nobiliare del Trentino, che sovrasta a ogni altro, resterà sempre la lettera di Garibaldi. Mentre Vittorio Emanuele avea nelle sue dichiarazioni dimenticato il Trentino, Garibaldi scriveva:


.... Nessuno ricordò il Trentino! quella nobile parte della nostra penisola, che ad onta di dugentomila mercenari dell’Austria che la calcano e la depredano, non mancò di far sentire coraggiosamente una voce di giubilo al trionfo della causa italiana — di reprobazione e di ribrezzo alla fetida dominazione austriaca.

Eppure modesti, come lo sono generalmente gli uomini di cuore, i trentini continuano silenziosi a dividere, come divisero nel passato, le fatiche e le speranze comuni. Essi diedero nel-