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l’italianità del trentino e l'irredentismo italiano 141

nuta a noi dalla fumigante mischia che arde nel cuor delle Argonne ed ha avuto a sigillo di fede l’olocausto di Bruno e Costante.

Le salme degli eroi garibaldini hanno ora varcato il sacro limitare della patria, hanno percorso tra un popolo reverente tutta la penisola e Roma le ha accolte in una superba apoteosi di gloria.

A quelle salme s’è rivolto il saluto, si son fissi i cuori è gli sguardi di quanti figli di Trento vivono al di qua e al di là dell’artificiale barriera ed hanno nel cuore la religion della patria.

Ma al cittadino che rappresenta Trento, che ha l’onore di parlare in questa Milano che generosamente ospita i profughi trentini, che parla qui ove son dei vecchi onorandi, che un dì con nere chiome dissero l’addio a Trento, incombe il dovere di rinnovare per Trento e pel Trentino tutto l’omaggio agli eroi.

E con l’omaggio la promessa: Quando gli eserciti della patria, col fiorir della primavera porteranno le armi e le insegne sull’alpe retica, saranno nell’avanguardia i giovani di Trento.

Chi di loro avrà il vanto di giunger primo col tricolore griderà alto ai fratelli la gloria degli eroi e il sacrificio. E sulla romana torre che vide le aquile vincitrici di Druso e Tiberio e nel torbido medio evo con la sua renga chiamò i cittadini a difesa del comune italico e dell’italica civiltà contro l’irromper della barbarie tedesca, inciderà a ricordanza eterna il saluto: A Bruno e Costante, araldi della redenzione di Trento.