Pagina:Battisti, Al parlamento austriaco, 1915.djvu/153


trento, trieste e il dovere d’italia 137


Credo, o cittadini, d’avere dato risposta sufficiente ai problemi da me accennati nell’esordio, per quanto l’argomento potrebbe esser suscettibile di maggior svolgimento. Ma penso che farei a tutti voi un grave torto maggiormente insistendovi. Farei torto ai vecchi, che hanno subito l’onta della dominazione straniera se supponessi che il loro cuore non batta all’unisono col nostro e non frema di odio e dolore contro l’oppressione austriaca.

Farei torto alle generazioni che hanno avuto ed hanno le redini d’Italia, se le ritenessi ignare delle ragioni per cui, come l’agricoltore cerca dare al proprio podere una completa unità organica aumentandolo di tutti quei piccoli territori, di quei ritagli che sono baciati dallo stesso sole, che sono ricchi degli stessi prodotti, così è necessario procurare l’integrazione del territorio nazionale, per averne uno sviluppo pieno ed organico.

Non è possibile che il Governo di Roma non abbia dei pieni diritti d’Italia su Trento e Trieste quella visione chiara e precisa che con la generosa offerta dei prigionieri italiani irredenti, ha mostrato di avere il maggior rappresentante dello slavismo in Europa.

Farei, torto se spendessi parole soverchie per parlare ai giovani, per parlare a coloro che hanno dato l’anima e il cuore alle idee più larghe, alle idee umanitarie.

In tutti coloro che appartengono ai partiti più avanzati c’è un sentimento profondo ed alto del rispetto che si deve alla vita umana e agli in-