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128 | al popolo italiano |
sua la sentenza di Ottone di Bismarck: «Nessun popolo, sull’altare della fedeltà ad un trattato, potrà mai sacrificare le ragioni della propria esistenza».
L’Italia ufficiale ha ragioni speciali per dichiarar decaduto quel patto che il popolo non ha mai convalidato, ha diritto a rivendicarsi completa libertà d’azione.
Se nei trentanni di alleanza ci fu tra gli alleati chi venne meno agli impegni, tale addebito mai potè farsi all’Italia; mentre i due imperi centrali accumularono a danno nostro torti su torti e provocazioni su provocazioni. Non si schierò forse l’Austria in agguato dell’Italia quando la catastrofe di Messina avea portato in tutta la penisola lo sgomento e la desolazione? Non furono Austria e Germania che impedirono all’Italia di portare a facile e sollecito compimento con una battaglia navale la guerra coloniale di Tripoli, facendosi paladine della Turchia? E non è cosa d’ieri la cacciata da Trieste dei cittadini regnicoli, mentre s’era appena rinnovato il patto d’amicizia? E non era forse la Triplice una lega difensiva, con l’obbiettivo di mantenere l’equilibrio nei Balcani? La lega difensiva è stata dall’Austria e dalla Germania mutata in lega offensiva e non v’ha bisogno di soggiungere che l’equilibrio nei Balcani è stato turbato, distrutto anzi, dall’Austria con la sfida intimata alla piccola Serbia.
No, gli storici imparziali dell’avvenire non avranno difficoltà a riconoscere che il contegno dell’Austria e della Germania verso l’Italia fu