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trento, trieste e il dovere d'italia | 127 |
Stati corrispondenti alle unità nazionali, alla coscienza storica delle popolazioni, alle loro aspirazioni. Occorre che ogni nazione sia padrona in casa sua e non voglia a sè soggetta alcun’altra nazione.
Noi possiamo ancora oggi ripetere il verso del poeta:
Ripassin l’Alpe e tornerem fratelli.
Ma si aggiunge da qualche anima molto timorata
un’altra obiezione: Con l’Austria noi fummo,
noi siamo alleati; un popolo cavalleresco come
l’italiano non deve venir meno ai patti, se non
vuol perder l’onore.
Sì, l’Italia fu per tanti anni alleata degli imperi centrali. Ma chiediamoci francamente: Fu questa una alleanza di popolo? Fu alleanza di cuori, di anime? Ci fu mai uno scatto di affetto del popolo italiano verso il sovrano di Vienna, verso i popoli tedeschi o slavi dell’Austria? No. Non fu neppur un’alleanza di cortesia. Se tale fosse stata, Francesco Giuseppe avrebbe dovuto degnarsi di render la visita al sovrano d’Italia a Roma. Fu alleanza di interessi. La Triplice nei riguardi dell’Italia va paragonata ad una società di commercianti che si uniscono per gestire in comune un’azienda e dopo molti anni si dividono, ciascuno apre bottega per conto proprio e diventano l’uno concorrente dell’altro, senza poter per questo esser tacciati da persone vili, sleali o disonorate. Solo ragioni di interesse spinsero l’Italia a entrare nella Triplice e poichè queste ragioni non esistono più, l’Italia può far