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trento, trieste e il dovere d'italia | 125 |
lidamente difeso dal popolo ruteno. La furia cosacca avrebbe trovato una diga nei petti dei ruteni, devoti alla Corona e allo Stato. I ruteni aprirono invece le braccia, agli eserciti dello Czar, acclamandoli come liberatori, aiutandoli e con le armi e con le astuzie più raffinate, dichiarando insomma preferibile l’impero russo alla tirannide austriaca.
La stessa direttiva dei ruteni della Galizia e della Bucovina mostrano chiaramente di voler seguire i rumeni e i serbo-croati.
Anche i rumeni, questi nostri fratelli latini, abitanti parte nelle provincie austriache, parte in quelle ungheresi, erano stati pel passato, timidi sotto il dominio degli Absburgo. Ma appena videro la magnifica risurrezione della loro patria, svincolantesi da ogni giogo ottomano, appena videro la Rumenia prendere un posto notevole fra le potenze d’Europa, avviarsi rapida verso la civiltà nuova, essi sentirono lo spirito di attrazione verso la madre patria e divennero irredentisti. Così ora non guardano più nè a Vienna nè a Budapest; il loro faro è Bukarest.
Nei territori meridionali della duplice monarchia v’è un complesso di famiglie slave costituenti i serbo-croati.
Sono quei croati che i padri vostri odiarono, che erano qui in Italia gli «strumenti ciechi d’occhiuta rapina». Erano i puntellatori del dominio degli Absburgo, oggi ne sono i nemici più accaniti. Anche in essi si è destata la coscienza nazionale e con essa è sorto fremente lo spirito irredentista. Perchè? Perchè hanno visto