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116 | al popolo italiano |
ste, a Gorizia per occupare nei cantieri, negli arsenali, nelle ferrovie i posti legittimamente dovuti alla popolazione indigena italiana.
Nell’Istria sono completamente trascurate la pesca e l’industria idei mare. L’agricoltura è in uno stadio primitivo. Estesissime zone sono infruttuose per mancanza di arginazione a torrenti o per trascurata canalizzazione. Le strade dell’Istria sono in gran parte quelle che vi hanno costruito, i francesi durante il dominio napoleonico.
Sulla costa dalmata oggi cresce a stento l’erba, mentre al tempo dei romani essa era tutta un orto e un giardino. I romani vi aveano costruito una fittissima rete di strade militari e commerciali; oggi vi è assoluta mancanza di ferrovie, non avendo nessuna importanza quei piccoli tratti mozzi costruiti dall’Austria per scopi strategici.
Ma sento obbiettarmi: Non potrete dire altrettanto di Trieste, di questo grande porto, reso fiorente dall’Austria, beneficato con milioni e milioni.
È una menzogna anche questa. L’Austria non ha del tutto trascurato Trieste, nè nel suo interesse poteva farlo; ma le ha dato il meno che le era possibile.
Cito dei fatti:
Trieste ebbe la prima ferrovia di congiunzione col suo hinterland più immediato solo nel 1857 e fu una linea irrazionale, affidata per di più allo sfruttamento di una compagnia privata e straniera. Ciò mentre, fino dal 1851, i porti del Mare