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III.
TRENTO, TRIESTE E IL DOVERE D’ITALIA.1
Grazie, o cittadini, del fremente applauso con cui voi salutate le mie terre irredente; lo accolgo come augurale confortevole promessa. Ma permettetemi di aggiunger subito una preghiera: non applaudite più oltre. Io desidero parlare a voi da freddo ragionatore a dei ragionatori.
Un vostro concittadino, il deputato Calda, ha pubblicamente affermato che le ragioni dell’irredentismo sono ragioni vaganti nel campo della poesia, della storia, del sentimento, che contro queste ragioni ideali cozzano dati di fatto, ragioni pratiche, tangibili, positive. Io non condivido queste idee. Vorrei anzi, permettendomi una traslata interpretazione del verso carducciano
Tu sol — pensando — o ideal, sei vero
affermare che in politica non vi sia contrasto fra l’ideale e la realtà e credo altresì che quel vostro concittadino cui io accennavo, abbia egli pure, nell’intimo del suo cuore, fede e convinzioni uguali alla mia.
- ↑ Conferenza tenuta, a Bologna il 13 ottobre 1914.