Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
lettera aperta al deputato morgari | 103 |
e presto, nell’interesse di tutti, terminerà solo se vi porteranno il loro contributo anche l’Italia e la Rumenia.
Quanto alle vittime nessuno più degli irredenti, che sanno decimata la gioventù loro sui campi della Polonia austriaca e della Serbia, è mosso da sentimenti di pietà. Ma ai fratelli del Regno sanno di poter dire: Badate che se la carta d’Europa non riuscirà logicamente assestata, avremo maggiori sacrifici di vite umane in un non lontano avvenire; badate che l’Italia conquistandosi il nuovo confine orientale, avrebbe un baluardo formidabile, di facile difesa, mentre perdurando le condizioni presenti l’Austria ha non un piede, ma tutte due le gambe in Italia; badate che se Trento e Trieste implorano l’aiuto vostro, hanno la coscienza di meritarselo.
Il solo piccolo Trentino ha dato più di millecinquecento soldati alla causa dell’indipendenza italiana; ed è pronto a darne oggi assai più di quel che non si creda o si aspetti.
Tutte queste cose, egregio Morgari (e la mia esposizione è ben lontana dall’esser completa), voi non avete avuto presenti e per questo sorvolando sulla questione di Trento e Trieste, siete corso col pensiero alla chiusa dell’immane guerra, pregustando la gioia dei frutti che darà al proletario italiano, il suo contegno passivo; e vi consolate pensando che l’antimilitarismo troverà in questa guerra ragione di successo e che ci avvieremo alla pace perpetua.
Sì, ci avvieremo alla vera pace.
Sì, questa guerra distruggerà la guerra, ma