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al popolo italiano

queste regioni stanno economicamente malissimo per la assoluta incuria del Governo, che le ha trattate proprio come terra di conquista.

Trieste sola ha avuto dei vantaggi economici, ma anche su questi v’è parecchio da discutere.

Il sostenere poi che il sacrificio non compenserebbe la spesa, qualora sia detto, come spesso si ripete nei giornali del Regno, con riflesso alla povertà dei paesi, è apprezzamento del tutto inesatto. Il Trentino, l’Istria e il Friuli non son per nulla affatto «roccie sterili»; son paesi che amorosamente curati possono stare alla pari delle migliori regioni alpine del Regno. Hanno una grande potenzialità di sviluppo economico. Il solo Trentino può darvi duecentocinquantamila cavalli di forza elettrica; e potrebbe subito dar lavoro a tutti i suoi emigranti (23 mila all’anno su 380 000 abitanti) se il Governo facesse un paio di ferrovie per rendere possibile il trasporto e la lavorazione di legnami e di marmi e se permettesse il sorgere di molte industrie già studiate e perfino finanziate, ma ostinatamente proibite dall’Austria, che sui territori di confine non vuole si accumulino masse operaie.

Certo non mi nascondo, egregio Morgari, che la medaglia ha il suo rovescio. I danni di una guerra sono sempre enormi; ci sono le vittime e i danni economici.

In realtà solo le prime sono oggi da mettersi sulla bilancia. I dissesti economici già si hanno in tutto il mondo e più ancora si avranno anche senza la diretta partecipazione alla guerra. Per cui è da augurare che la guerra finisca presto;