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il trentino e i trentini 93

buoni sostenitori dell’italianità, e che ad essi non si deva in buona parte quella forza di resistenza per cui sessanta anni di azione pangermanista nel Trentino non hanno approdato ad alcun risultato.

E i contadini, dirai tu?

Dei contadini trentini, ti rispondo, che oggi sono indubbiamente più imbevuti di sentimenti italiani di quel che lo fossero verso il 1860 i contadini del Veneto e del Lombardo, ritenuti degni, degnissimi di riscatto dagli altri fratelli d’Italia.

L’idea nazionale — non nel senso nazionalista, ma nel senso sano ed equilibrato di difesa di un proprio patrimonio di coltura — e per reazione al Governo austriaco fattosi sempre più feroce e per l’attrazione ed il fascino esercitato dall’incontestato progresso economico d’Italia — ha pervaso tutto e tutti.

Migliaia di contadini del Trentino (le ultime elezioni hanno precisato la cifra di ottomila) non seguono più le bandiere cattoliche ed hanno creato un fiorente movimento di classe, che vicino alle questioni economiche ha affermato con schiettezza l’idea nazionale.

Ma resta il grande esercito clericale, tu mi dirai. No; restano i capoccia clericali: canonici, banchieri, impiegati austriaci, che sono austriacanti nel vero senso della parola. Ma austriacante non è la massa che essi, mercè compressioni inaudite, hanno ancora con sè. Per convincere questa massa, per attrarla a sè, hanno dovuto far nei loro programmi larga parte al senti-