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introduzione | lxxxv |
demieper quindici nomi. Infatti, se, per es., lo Smenchia è il nome particolare dell’accademico, Cestone richiamerebbe l’accademia dei Cestoni; Sciaurato, quella degli Sciaurati, e così via!
Ma, se non un’accademia costituita in tutte le forme, un’attiva produzione, ed omogenea, vi era. Il Basile, o Gian Alesio Abbattutis, in sua vita, oltre le lettere che abbiamo visto, non stampò altro in dialetto1. Tuttavia, scriveva molto; ma forse serbava le sue opere per gli amici, vi lavorava nei suoi ozii, per pubblicarle poi quando che fosse
E, quando, il 23 febbraio 1632, il Cavalier Basile moriva a Giugliano, il suo portafogli era carico di opere manoscritte. Sua sorella, Adriana, ne tolse il Teagene, come si è visto. Ma un altro ne traeva due manoscritti, per istamparli, uno, molto grosso, intitolato: Lo Cunto de li Cunti overo lo trattenemiento de’ Peccerille de Gian Alesio Abbattutis, e un altro, più piccolo, intitolato: Le Muse Napolitane, Egloghe di Gian Alesio Abbattutis.
Un Salvatore Scarano s’affrettò a mandare in istampa il Cunto de li Cunti. Chi fosse questo Salvatore Scarano, non si conosce. Ma si conosce la persona, alla quale pensò
- ↑ Si noti che nella Lett. IV allude a certi sonetti (napoletani?), che avrebbe scritto: «Non saccio s’aje lejuto li soniette compueste contra chillo scirpio, smeuzillo, sautam’adduosso, piuzillo, regnola, ecc. ecc., scazzamauriello d’Ammore, che m’aveva pigliato a frusciare, ecc.».