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lxxxiv introduzione

l’amico del Basile, Orazio Cataneo, e di Giulio Cesare Capaccio, ch’era amico e ammiratore del Cortese1.

Nella Tiorba dello Sgruttendio, per imitare anche quella parte, costante nei canzonieri del seicento, che è formata da uno scambio di sonetti tra l’autore e i suoi amici e ammiratori, ci sono delle proposte e risposte, tra lo Sgruttendio, e una quindicina di poeti, che si dicono: lo Smenchìa Accademico Cestone, lo Spechiechia Accademico Sciaurato, lo Catarchio Accademico Sparnocchia, lo Sbozza Accademico Marfuso, ecc. ecc. Il Minieri Riccio costruì con questi nomi un’accademia reale, di storica esistenza, e suppose sotto ciascuno d’essi una persona reale2. Ma che gli accademici sieno immaginarii, e quel carteggio poetico uno scherzo, è cosa che a me sembra, a lettura di libro, evidente3. E si noti che, se fossero nomi reali di accademici, bisognerebbe supporre che ciascuno d’essi appartenesse a un’accademia differente, e quindici acca-



  1. Del Cataneo, un lungo sonetto caudato in dialetto, intit.: «Contra uno di casa Affatato (suo nemico)», è nel ms. X, XXI, della Bibl. dei Gerolomini; e m’è stato indicato dall’amico Angelo Borzelli. Del Capaccio è, di certo, il sonetto diretto al Cortese, che si trova stampato nel quinto volumetto della prima ediz. del Cunto de li Cunti, con una risposta del Cortese. L’autore scrive da Pesaro, e, com’è noto, il Capaccio fu ai servigi dei Della Rovere, signori di Urbino e Pesaro.
  2. Cenno sulle accad., l. c., pp. 585-6.
  3. Anche innanzi alla Vajass. del Cortese vi sono poesie dello Smorfia Accademmeco Pacchiano, dello Sguessa Accademmeco Smatricolato, de lo Catammaro Accademmeco Chiafeo. E le lettere del Basile sono firmate, ora lo Smorfia, ed ora Lo Chiafeo.