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introduzione | lxi |
Pur raccoglier ne giova in tanti mali
Dal cener sparso, e dal versato foco,
Membranza de la Morte, e dell’Inferno1!
Ma «erano appena terminati i flagelli dell’incendio, — dice un cronista —, quando il giusto Dio, scorgendo, che non erano ancora emendati, volle darli altra sorte di gastigo, poichè insorse un male di canna così crudele e contagioso, che parve peste, del quale in pochi dì morsero infinite genti!»2. Morirono anche moltissimi dell’aristocrazia; e «tuttavia ne van morendo dì per dì, — seguita il cronista —, e ne sono morti di subito D. Giovanni d’Aquino, Principe di Pietrapulcina, e Giovan Battista Basile, dei primi poeti di questo tempo, e Gio. Girolamo di Tomaso, medico assai celebre»3.
Infatti, il Basile morì improvvisamente a Giugliano, dove si ritrovava al governo, il 23 febbraio 1632, sine sacra mentis et sine electione sepulturae4. Fu sepolto, cum magna pompa funerali, nella chiesa di S. Sofia, dove, fino a qualche tempo fa, sotto il pergamo, si vedeva la sua tomba.
- ↑ Due di questi sonetti furono stampati nella Scelta di poesie nell’incendio del Vesuvio fatta dal Sig. Urbano Giorgi, Segretario dell’Ecc.mo Conte di Conversano; ded.ta al Cardinal Antonio Barberini (in fine: Roma, MDCXXXII), pp. 41-2. Tutti e tre nelle Rime di illustri ingegni nap., pp. 133, 135-6, Debbo l’aver potuto vedere questi rari volumetti, conservati nella Bibl. del Club Alpino, alla cortesia del Cav. Luigi Riccio.
- ↑ Bucca, Aggiunta, ms. c., sub Febbr. 1632.
- ↑ Bucca, ivi.
- ↑ V. append. E, F.