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lx introduzione

D. Galeazzo Pinelli era anche signore di Giugliano, paesello della Campania (ora prov. di Napoli, circ. di Casoria), sulla via tra Napoli e Nola1. E di Giugliano il Pinelli nominò governatore Giambattista Basile, a quanto pare intorno al 1631.

Un bruttissimo inverno fu quello del 1631-2. Cominciò male, colla terribile eruzione del 16 dicembre 1631, colla quale il Vesuvio si svegliò dal suo sonno secolare. L’eruzione del 1631 produsse un’intera letteratura scientifica e poetica2. Anche il nostro Basile contribuì a questa letteraria manifestazione di spavento con tre sonetti, uno dei quali è un bello, anzi un brutto saggio del più puro seicentismo:

   Con vomero di foco, alto stupore.
          Mostruoso arator solca il terreno,
          E il seme degl’incendii accolto al seno
          Vi sparge, e ’l riga di fervente umore.
    E, quindi, a fecondarlo, in rapid’hore,
          Di cenere ben ampio, il rende pieno;
          Onde, quanto circonda il mar Tirreno,
          Messe raccoglie di profondo horrore.
    Ma, se danno produce a noi mortali
          Cotanto aspro Vesevo; ond’ogni loco
          Arde, né scampo ei trova in mezzo al verno;



  1. Giugliano era stato venduto il 1536 da Gio. Berardino Carbone ai Pinelli. Galeazzo, appunto, lo vendette poi il 1639 a Cesare d’Aquino, Principe di Pietralcina. Negli ultimi tempi, fu posseduto dai Colonna, Principi di Stigliano. Ved. Agostino Basile, Memorie storiche di Giugliano, Nap., 1800, pp. 125 sgg.
  2. Ved. L. Riccio, Bibliografia della eruzione vesuviana dell'anno 163l in Arch. Stor. Napol., XIV, 537-55.