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liv introduzione

Anche negli altri Apparati, per esempio in quello del 1631, egli contribuì coi suoi versi1.

Nel 1630 venne a Napoli, per passare in Austria, la regina Maria, sorella di Filippo IV, che andava sposa all’arciduca Ferdinando. Tra le tante feste, che si fecero in quell’occasione, il 17 ottobre 1630 i Cavalieri napoletani disposero di rappresentare in Palazzo una sorta di spettacolo di ballo e musica, in sua lode. Le parole le compose appunto il Basile. Quello spettacolo è importante come uno dei primi saggi di drammi in musica, rappresentati a Napoli2. E ne durò la memoria per un pezzo. Il Capaccio dice: «E credo che dovette essere mirabilmente sodisfatta (Maria d’Austria) in quella maschera, che di volontà ferono tanti segnalati Cavalieri, e d’invenzione del Cavaliere Gio. Battista Basile, dove non so qual maggior cosa potesse comparire per vaghezza, per splendore, per diletto, per varietà, di ciò che si ritrova nel tesoro della poesia3». I versi del Basile erano abbastanza brutti, e così parvero anche ad un contemporaneo, al cronista Fer-



  1. Cfr. Padiglione, La Biblioteca del Museo nazion. di S. Martino, Nap., Giannini, 1876, pp. LXXV-LXXXI. L’Apparato del 1629 uscì dal solito, perchè fu diviso secondo i segni dello Zodiaco, ciascun segno rappresentando una virtù del Duca d’Alba, che era lungamente svolta ed illustrata. Ved. Francesco Scacciavento, Il Zodiaco, Nap., 1630.
  2. Monte di Parnaso Mascherata da Cavalieri Napoletani alla M. Serenissima di D. Maria d’Austria, Reina d’Ungheria, rappresentata. In Nap., 1630. Cfr. Alessandro Fellecchia, Viaggio della Maestà della Regina di Bohemia e d’Ungheria, Nap., Roncagliolo, 1630, p. 56; e Croce, I teatri di Napoli, pp. 107 sgg.
  3. Capaccio, Il Forastiero, Nap., 1634, p. 959.