Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/64

liv introduzione

lume contiene tutte le odi già stampate, e le nuove sono degne delle prime1.

Le odi e i madrigali furono il genere da lui prediletto; ma compose anche, una volta e un’altra, dei sonetti; una ventina dei quali si trovano raccolti in un raro libro, pubblicato dopo la sua morte2. Un sonetto amoroso, ha questo strano argomento: Di donna estinta in sogno s’invaghisce:

Dovrà, lasso!, languir sempre il cor mio
     In sì strana d’Amor spietata guerra,
     Per un lume, ch’è già spento e sotterra,
     Ch’esca fe’ breve sonno al mio desio?
Parta, deh parta, omai sì folle e rio
     Pensier, ch’entro al mio cor si nutre ed erra!;
     Non cerchi invan, chi non trovar può in terra,
     E cada in Lete, se di Lete uscio!
Mortal fu il dono; e che donar può mai
     Fallace sonno, imagin de la morte.
     Bugiardo amor, che il cor di vita sgombra?
Ove s’intese mai più acerba sorte?
     Un falso imaginar mi tragge in guai,
     Parto d’un sogno, ed amator d’un’ombra!



  1. Tra quelle finora non notate, ce n’ha pel Cardinal Borghese, per Nicola Barbarigo e Marco Trevisano, per D. Alvaro de Torres, per Muzio Barone, pel P. Alfonso Daniele, ecc.
  2. Rime d’illustri ingegni napolitani, raccolte dal Dottor Gio. Domenico Agresta, insieme con le sue rime, et coll’argomenti d’un verso, in fronte di ciaschedun componimento, date in luce dal signor D. Giuseppe Macrino, In Venezia, per il Ciera, 1633. — Contiene rime dell’Agresta, di Gio. Dom. del Gaudio, di Aniello Palomba, di Nunzio Morone, di Fabrizio Marotta, e, da pp. 117 a 136, diciannove sonetti del Basile.