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introduzione | li |
Marchesa di Campolattaro. E, rivolgendo le lettere di questo nome, e provando e riprovando, ne cavava una frase per anagramma, questa: Hai d’amor scettro e palma! E poi, su questa frase, costruiva il seguente madrigale:
Nulla beltà risplende,
Ove tu pompa altera
Fai de la tua bellezza, alma guerriera!,
Nè già di te più degna
Ne l’amoroso ciel trionfa e regna!;
Chè tu sol, chiara et alma,
Hai d’amor scettro e palma!
E aveva il coraggio di far questo per settantuno nomi di dame, e poi per un manipolo di altri trentacinque; e di questi lavori, ingegnosi sì, ma stupidi, disseminava le raccolte e i libri dei suoi amici. E come ne dava, così ne riceveva!, e una gran parte del tempo dei letterati italiani, per un secolo intero, fu occupato nel fare anagrammi. Il rebus e la sciarada, insomma, elevati agli onori altissimi nel mondo letterario!
Nel frontespizio di questo libercolo, comparisce per la prima volta, accanto al suo nome, il titolo di Conte di Torone. Torone è uno dei sei villaggi, che compongono Morrone, in Terra di Lavoro, diocesi di Caserta1. Valendosi del titolo, che gli era stato concesso, egli vi
- ↑ Morrone, ai principii del v. XVII, apparteneva a Matteo di Capua, Principe di Conca. Nel 1621 G. C di Capua lo vendette a G. C. Pisano (Arch. di Stato, Spoglio dei cedol.: Terra di Lavoro: 1600, fol. 73. — Cfr. Giustiniani, o. c., VI, 165.