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introduzione xli

Il Basile ci ha lasciato memoria della lieta società, che, nelle serate d’inverno, s’accoglieva in casa Avellino.

«Passava l’Ecc.mo signor Principe d’Avellino in dilettevoli trattenimenti le notti del verno tra in liete giostre e in sontuosi tornei e in vaghe mascherate et in gioconde commedie et in piacevoli veglie, e in festosi balli». E «una sera, fra l’altre, che in quella nobilissima corte, — delle più illustri d’Italia sovrana emolatrice — , v’erano gran numero dei cavalieri e di Dame ragunate, mentre la più graziosa di quelle, secondo un proposto giuoco, era al tempio dell’Eternità, qui drizzato, condotta con sì peregrine maniere e con sì artificiosi modi formò l’imposto ballo, che, dopo averla a scorno del tempo in quella immortal magione collocata, quasi votiva tabella....devotamente vi sospese».... due odi del Basile1.

Fra l’altro, il Principe d’Avellino, in questo periodo del massimo fiorire della sua casa, pensò di crearsi addirittura una corte, a somiglianza delle sovrane. E si legge in una cronaca, ai principii di maggio 1618: «Si dice che il nuovo Principe di Avellino abbia fatto li cavalieri della chiave d’oro, con provvisione di cinquantadue ducati il mese. Il capo di quelli è il Cavalier Basile, con li Alabardieri»2.

Nel 1619 il Principe lo mandava come governatore feudale alla sua terra d’Avellino3.



  1. Ode, pp. 11-5.
  2. Zazzera, Giornali, ms. Bibl. Soc. Stor. f. 175 t. Ed. a stampa (Arch. Stor. Ital,, IX), p. 534.
  3. Ode, p. 216. A Montefusco, poco lungi da Avellino, «dovendosi da peregrini ingegni, rappresentar....., il pietoso strazio per amor di