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274 lo cunto de li cunti

          Votta buono le mescole,
          Ave armo de leone,
          S’accide co la morte1,
          Nè dà maje passo arreto, e sempre meste
          Comm’a no caperrone.
          Ma, s’è misso a sta tenta,
          È tenuto da tutte
          Pe no scapizzacuollo mpertenente,
          Temerario, nsolente,
          No toccuso2, no pazzo, vetrejuolo.
          No tentillo, no fuoco scasa-case.
          Che te mette lo pede ad ogne preta,
          Che te cerca l’arrisse3 co lo spruoccolo,
          N’ommo senza ragione,
          Una perzona rotta e senza vriglia,
          Che non è juorno, che non fa scarriglia4;
          Che fa stare nquiete li vecine.
          Che provoca le prete de la via;
          Nsomma, è stimato n’ommo, che vedimmo
          Degno de rimme, degno de no rimmo5
Mar. Zitto, ch’hanno ragione.
          Perchè perzona sapia ed aggiustata
          È chi se fa stimare senza spata.
Col.    Ecco nc’ è no spizeca,
          Uno muorto de famme.
          Uno stritto ncentura,
          Una vorza picosa6, una tenaglia
          De caudararo, cacasicco e stiteco,
          Uno roseca-chiuove,



  1. Lotta, combatte ad ultimo sangue.
  2. Bizzarro, impertinente.
  3. Litigi.
  4. Braveria.
  5. Giuoco di parola: rimme, rime, e il remo dei condannati alle galere.
  6. Propr.: catarrosa; borsa stretta.