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jornata ii. la tenta x. 273

          Posata, ommo da bene,
          Che vace co lo chiummo e lo compasso,
          Nè piglia strunze mbuolo1,
          Nè a dènare contante
          Compra le costiune;
          Non eje esca de corte,
          Se fa lo fatto sujo,
          È quieto e cagliato2;
          De sta manera, o figlio,
          È tenuto pe vorpe no coniglio!
Mar. Me pare, che la ntenne
          Chi se sarva la pelle,
          Ca na vota lejette
          A na storia, non saccio
          Si fatta a mano, a stampa:
          Ch’un bel fuir tutta la vita scampa3!
Col.    Ma, po, dall’autra parte,
          Vide n’ommo de punto.
          Un ommo arresecato, ommo de core,
          Che non cede mollica a Rodomonte,
          Che sta da toccia a toccia4 co n’Orlanno,
          Che sta da tuzzo a tuzzo co n’Attorre,
          Che non se fa passare
          La mosca pe lo naso, ed ha li fatte
          Nante, che le parole,
          Che fa stare a stichetto, e fa che metta
          Dui piede into na scarpa
          Ogne taglia cantone e capo parte;



  1. «Giocoso nostro detto popolare; e vale: alto là!» (VN.) E si dice da chi entra in mezzo per dividere una contesa. Cfr. Cortese, Micco Pass., I, 31.
  2. Silenzioso. — Spagn.: callar.
  3. Parodia del verso: «Un bel morir tutta la vita onora» (Petrarca, P. I, canz. XVI, str. 5, v. 13).
  4. A petto, a paro di un Orlando.

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