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188 lo cunto de li cunti

«nc’è?», leprecaje la mogliere. E l’uerco: «Nce sarria assai che dicere de le mbroglie, che correno, pocca se senteno cose da scire da li panne! Boffune regalate, forfante stimate, poltrune norate, assassine spalliate, zannettarie1 defenzate, ed uommene da bene poco prezzate e stimate. Ma, perchè so cose da crepare, te dirraggio schitto chello, ch’è socciesso a lo figlio de lo re. Lo quale, avennose fravecato na strata de cristallo, dove passava nudo a gauderese na bella guagnastra2, non saccio comm’è stato rutto lo cammino; ed, a lo passare, che ha voluto fare, s’è trenciato de manera, che, nanze che appila tanta pertosa, se le spilarrà ntutto lo tufolo3 de la vita. E, si be lo re ha fatto jettaro banno co prommesse granne a chi lo sana, è spesa perza, ca se ne pò spizzolare li diente; e lo meglio, che pò fare, è tenere leste li lutto, ed apparecchiare l’assequia». Nella, sentenno la causa de lo male de lo prencepe, chiagnenno a selluzzo, disse fra se medesima: «Chi è stata st’arma mardetta, c’ha spezzato lo canale, pe dove passava lo pinto auciello



  1. Le zannette erano lo monete tosate di mezzo carlino, le quali fu disposto nel 1609 che avessero corso pel loro valor nominale. Il dissesto, che venne da ciò al pubblico commercio, fu gravissimo. Il Card. Zapata le abolì, ma il danno non fu ristorato interamente se non col governo del Duca d’Alba (v. Parrino, Teatro eroico e politico del Vicerè, Nap., 1730, II, 42, 147 sgg.). «La confusione e danno incredibile, che tuttavia si va argomentando in questa città e in tutto il regno per cagione di queste zannette da cinque grani infamissime e vituperose non si può esprimere; basta solo a dire ch’è difficilissimo il poter trovar da vivere con questa sorta di monete, ecc.». Così scriveva l’Agente del Duca d’Urbino, 4 febbraio 1622, da Napoli; il quale anche racconta che, in un tumulto successo nell’aprile, la gente attorniò il Card. Vicerè Zapata, chiamandolo: zannettario cornuto! (v. Arch. Stor. Ital., IX, 237 sgg., 240). Cfr. anche, per quei tumulti, Capaccio (For., pp. 538-42.)
  2. Ragazza.
  3. Tubo. — Si sturerà il tubo della vita.