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jornata ii. trattenemiento I. | 175 |
nè Travo luongo1, nè le Gallinelle2, nè Lo viecchio no è venuto3, nè Scarreca varrile4, nè Mammara a nocella5, nè Sagliepengola6, nè Li forasciute7, nè Scarriglia Mastrodatto8, nè Vienela vienela9, nè Che tiene nmano?, l’aco e lo filo10, nè Auciello auciello, maneca de
- ↑ Cfr. Del Tufo: A cavallo luongo (l. c.). È una specie di altalena; una lunga trave, posta su di una pietra, e ai due capi seggono due fanciulli. Non ha relazione col giuoco: A travu longu, descr. dal Pitrè (o. c., n. 128, pp. 231-2).
- ↑ Cfr. Lett., Perillo, e il Serio (o. c., p. 50).
- ↑ Cfr. Lett.
- ↑ Cfr. Lett., Velardiniello, Del Tufo, Perillo. V. s. n. 13, p. 173.
- ↑ Cfr. Del Tufo. Il Zito lo descrive cosi: «Se pigliano duje pe tutte doje le mmano lloro, e s’allargano le braccia de muodo che veneno a fare no garbo commo se fosse na seggia, pegliannose pe le mmano, comme se fosse lo darese la fede, ed allora uno se sede, e li duje lo portano pesole pe la casa, e, cantanno, diceno: A Mammara e nocella, No sacco de pedetella; Tanta ne fece mammata. Che roppe la caudara» (o. c., p. 85). V. anche un grazioso luogo della Rosa del Cortese (A. I, s. 1). Il giuoco è vivo e comunissimo. Cfr. Pitrè (o. c., n. 241, pp. 358-9).
- ↑ Cfr. Lett. Velardiniello: «Io penso a chelle state, e ben comprendola, Quanno era tanto bene e tanto accummolo, Co chillo juoco de la sanni-pendola. Ed a lo fossetiello co lo strummolo». Il Del Tufo: «Come anco a dui tra lor la saglipendola». Cfr. Cortese Ciullo e Perna, p. 31). Mi par facile identificarlo con una sorta di altalena.
- ↑ Forse qualche giuoco simile a quello dei Turchi e Cristiani, che è messo in azione in una comedia buffa di F. Oliva: Lo Castiello sacchejato (1722). O come quello dei soldati e briganti, ecc., in uso ai giorni nostri. Cfr. Pitrè (o. c., nn. 192-7, pp, 312-8).
- ↑ Lo nomina anche Velardiniello (l. c.). Nell’egl. La Tenta, si trova: fare scarriglia, attaccar briga, entrare in rissa. Il mastrodatto era un uffiziale di tribunale, ordinatore dei processi.
- ↑ Cfr. Lett., che aggiunge «cuccipannella». È una variante del giuoco a covalera. Cfr. Rocco in GBB, IV, 1.
- ↑ Non ne ho nessun riscontro.
tafara e tafaruni (o. c., n, 109, p. 200). Nella G. V, 3, è un’altra delle frasi fatate di Betta, coll’aggiunta: «pizze ngongole e cemmino».