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142 lo cunto de li cunti

          Uno se mostra culo de lemosena1
          Lupo sotto la pella de na pecora,
          Co bella meriana2 e brutta meuza,
          E le fa fare aggravie ed ingiustizie;
          N’autro le tesse machene;
          Chillo le porta e adduce,
          E le mette a partito
          La negra catarozzola;
          E chisto lo tradisce,
          E manna a besentierio;
          Tanto che mai non dorme co arrepuoso,
          Non magna mai co gusto,
          Nè ride mai de core!
          Li suono, s’isso magna, lo scervellano;
          Li suonne, s’isso dorme, l’atterresceno;
          L’arbascìa3 lo tormenta,
          Comm’auciello de Tizio4;
          So le bagianarie l’acque e li frutte.
          Che nce sta nmiezo, e de la famme allanca
          La ragione, nsenziglio5 de ragione.
          La rota è d’Issione,
          Che maje le dace abbiente;
          Li designo e chimere
          So le prete, che saglie
          Sisefo a la montagna,
          Che, pò, tùffete a bascio!
          Sede a la seggia d’oro
          Mosiata6 d’avolio,



  1. Nella G. II, 9: «Luciella, ch’era cunno de lemmosina». E così altrove ora: cunno, e ora: culo.
  2. Bella apparenza: meriana per mbriana, la Fata Mbriana. Cfr. Cortese, Micco Pass., VI, 26.
  3. Albagia.
  4. È noto il supplizio di Tizio, figlio di Giove e d’Elara. — Seguono gli altri mitologici tormenti di Tantalo, d’Issione e di Sisifo.
  5. Nuda.
  6. Intarsiata.