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xiviii | introduzione |
E, dal grande animo del Cornaro «riconobbe....... non men vivi i segni di generoso affetto, che chiari essempi d’immortal valore». E in un’ode volle lodare «sì gloriosa radunanza di felicissimi ingegni», cioè l’accademia degli Stravaganti:
Fuor del comun sentiero,
Emuli de le Muse, eccelsi spirti,
Poggian sovra più altero
Permesso, adombro di bei lauri e mirti,
E danno al Ditteo lido
Famoso il nome e glorioso il lido.1
E, in una madrigale, loda anche la Historia Candeana, del Cornaro, e, in un altro, il fratello di lui, Vincenzo, accademico Stravagante2. E chiaramente indicava il genere di protezione, col quale il Cornaro incoraggiava i poeti, in questi versi del Teagene:
Un Cornar fia di Creta al nobil regno
Novello Giove, a giovar solo intento;
Per doti di natura ed alto ingegno
Di quanto gira il sol chiaro ornamento;
Sarà di mille cigni alto sostegno
Mentre di cigno formerà il concento;
E n’un medesmo tempo avran da lui
Gloria i suoi carmi, ed oro i versi altrui3.