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52 lo cunto de li cunti

regade lo consiglio pe no scrivere stuorto, se strenze ne le spalle, appe fremma, ed aspettaje fi tanto, che li figliule furo de sette anne. Ne lo quale tiempo, stimmolate de nuovo li consigliere a dare a lo trunco e a dove tene, uno de loro disse: «Pocca non avite potuto scauzare vostra figlia e pigliare lengua chi sia stato lo monetario fauzo, ch’a la magene vostra ave auterato la corona, mo ne cacciarrimmo la macchia. Ordenate, adonca, che s’apparecchia no gran banchetto, dove aggia da venire ogne tetolato e gentelommo de sta cetate, e stammo all’erta, e co l’uocchie sopra lo tagliero, dove li piccerille ncrinano chiù volentiere vottate da la natura, ca chillo senz’autro sarrà lo patre, e nui subeto ne l’auzammo comme cacazza de ciaola1.» Piacquette a lo re sto parere. Ordenaje lo banchetto; commetaje tutte le perzune de ciappa e de cunto; e, magnato che s’appe, le fece mettere nfilo e pasaiare li peccerille. Ma ne fecero chillo cunto, che faceva lo corzo d’Alesantro de li coniglie2; tanto, che lo re faceva for-



  1. Gazza.
  2. Cane corso, e, in generale, grosso cane feroce. Si racconta, che Alessandro Magno, durante la sua spedizione in India, ricevesse in dono un cane inusitatae magnitudinis; e che, per metterlo a prova, vistolo così grande, gli facesse uscir innanzi prima dei cignali, poi dei daini. Ma il cane non se ne lasciò muovere: contemptu immobili jacente eo. Cosicchè, sdegnato della viltà dell’animale, lo fece uccidere. Il donatore, saputo del fatto, gliene mandò subito in dono un altro, l’ultimo che gliene restasse di quella razza, facendo dire ad Alessandro, che, se volesse sperimentarlo, non gli mettesse innanzi piccoli animali, come cignali o daini, ma leoni ed elefanti. Così, difatti, fece Alessandro, e il cane lottò vittoriosamente contro un leone e un elefante. V. Plin., Natur. Histor., recogn, Lud. lanus. Lipsiae, Teubner, 1854-57, VIII, 40, 61. (E cfr. per lo stesso aneddoto Diod. Sicul. XVII, Plutarco, Quinto Curzio, ecc.). A questo aneddoto mi pare che alluda qui il N., e par che voglia dire: se non teneva conto dei cignali e dei daini, che conto avrebbe fatto dei conigli? E lo stesso conto facevano i fanciulli dei signori convitati: cioè, nessunissimo.