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introduzione | xv |
Ma, in che qualità facesse questi viaggi, non è chiaro. Finalmente, capitò a Venezia:
La Reina del mar, Vergine invitta,
Di cui cantò talhor mia rozza cetra.
Della quale, infatti, cantò più volte enfaticamente le lodi, e nel Cunto de li cunti, nominandola per incidente, si accalora, e la dice: «Schiecco de la Talia, recietto de vertoluse, livro maggiore de le maraveglie dell’arte e de la natura!» 1.
In Venezia si dovette arrolar soldato. Egli stesso ci ha descritto l’arrolamento, e la vita militare di quel tempo. S’inalbera un’insegna, batte il tamburo; gli arrolatori mettono in mostra, sparse sopra un bancherottolo, un pugno di lampanti monete d’oro. E il povero illuso va di corsa ad iscriversi:
Tirato pe la canna
Da quatto jettarielle,
Spase ncoppa na banca!
Ed ecco si veste di nuovo, si mette la spada a lato, sguazza per le taverne e pei postriboli. Un amico gli domanda: Dove si va? Ed egli risponde allegro: Alla guerra, alla guerra2!
Arrolatosi soldato ai servigi della Serenissima, Giambattista passò nell’isola di Candia, o di Creta che voglia dirsi. Questa andata a Candia è il primo lieto ricordo