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6 | lo cunto de li cunti |
che sconta tutte, all’utemo, avennose pe mala strata osorpato chello, che toccava ad autro, ncappaje a la rota de li cauce1; e, quanto se n’era chiù sagliuta mperecuoccolo2, tanto fu maggiore la vrociolata3; de la manera, che secota.
Dice, ch’era na vota lo re de Valle pelosa, lo quale aveva na figlia, chiammata Zoza4, che, comme n’autro Zoroastro o n’autro Eracleto, non se vedeva maje ridere. Pe la quale cosa, lo scuro patre, che non aveva autro spireto che st’uneca figlia, non lassava cosa da fare pe levarele la malenconia, facenno venire a provocarele lo gusto, mo chille, che camminano ncoppa a le mazze5, mo chille che passano dinto a lo chirchio6 mo li mattacine7, mo mastro Roggiero8, mo chille che fanno juoche de ma-
- ↑ Giuoco, pel quale v. princ, Giorn. II.
- ↑ In alto.
- ↑ Ruzzolone, capitombolo.
- ↑ Usa questo nome anche lo Sgruttendio, (Tiorba, G. IX, p. 245.),
- ↑ Che vanno sui trampoli.
- ↑ Noto spettacolo ginnastico.
- ↑ Giocolieri e saltatori mascherati. Il Caro accenna ai mattaccini, che «per far meglio ridere, vanno con quella camicia pendente, e con le calze aperte, facendo delle berte» (Apologia, in Opp., Fir., Le Monnier, 1864, p. 201). Il Garzoni, tra i balli, menziona quello, intitolato il mattacino (La Piazza universale, p. 452). Che questi giuochi fossero allora in uso a Napoli, è attestato da altri luoghi del N. (cfr. Egl. La Stufa), del Cortese (Micco Passare, X, 28), ecc.
- ↑ Cantante popolare della fine del s. XVI e princ. s. XVII. Vi accenna il Del Tufo: «Et al suon del pignato del tagliero Cantar Mastro Rogiero, E simili persone, Col tamburello e con lo colascione» (ms. c., f. 100). Il Cortese gli fa cantare le lodi di Micco: «...venette Masto Roggiero co li sonature, E na museca bella se facette, Commo se face nante a li segnure»; e cita una serie delle sue canzoni (l. c., I, 37 sgg.). Lo Sgruttendio, discorrendo del carnevale: «Canta po’ masto Roggiero, Ch’è bestuto da Uccialì» (o. c., C. IX, p. 236): canzone, che attribuisce al poeta popolare Sbruffapappa (o. c., C. VII, p. 195), e nella quale si allude ad Assan Cicala (cfr. Capasso in Arch. Stor. Nap. VIII, 324).