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cxcviii introduzione

ii.


               Ser.mo Sig.re,

Due disgusti ad un tempo istesso e gravi a sopportare ho inteso con la partita di mia sorella al servitio di V. A. S.ma: l’uno perchè resto privo della miglior parte di me, l’altro perchè non mi è lecito per l’occupatione in che mi trovo per questo governo di venir seco a partecipare di tal servigio. Il primo è temperato dal piacere ch’io sento che V. A. S.ma si degni servirsi di noi e ch’ella venga ad adempiere in parte quanto a V. A. debbiamo, il secondo non so come possa mitigarsi se non se in quanto V. A. dal comandarmi in tutto ciò ch’io possa in queste parti me faccia securo ch’io, ancorchè lontano di Mantova, non sia escluso dal numero dei suoi devotissimi servidori, con che fine pregando a V. A. S. da N. S. Iddio ogni compiuta felicità le fo hum.ma riverenza.

Della città di Monte Marano 14 di Marzo 1615.

   Di V. A. Ser.ma

Hum.mo e Devot.mo Se.re
Gio. Battista Basile

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iii.


Serenis.° Sig. mio e Padrone sempre Col.mo.


Van del pari il dispiacere ch’io sento della perdita del S.mo S.r Duca fratello di V, A., che viva nel Cielo, e ’l giubilo della successione dello stato nella sua S.ma persona, perciochè, se mi vien meno un S.re, cui di tali e tanti benefici mi riconosco debitore, veggo accresciute le grandezze d’un principe, che in mille guise mi tien obligato. Mi condoglio perciò e rallegro insieme e col medesimo affetto prego a quell’anima gloriosa eternità di quiete, come all’A. V. Immortalità di bene, secondo il suo real merito, e ’l mio vero desiderio, nella cui infinita benignità ho fondato il ristoro di tanto danno. E perchè nelle nuove successioni è lecito a sudditi di chiedere o nuove gratie confirmatione dell’antiche, prendo perciò baldanza di supplicare l’Alt. V. a confirmarmi la familiarità, che degnò quella