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introduzione clxxxi

sieno scorretti quei libri, che in tal guisa, ed a furia, per l’ingordigia del guadagno, S’imprimono dagli stampatori, e specialmente diversi. S’egli l’avesse corretto secondo l’originale dell’autore, o secondo quel libro corretto dall’autore, potrebbe dire d’averlo lasciato nella di lui ortografia. Ma, non avendolo fatto, come l’alliga in testo?». Se il Basile avesse scritto cosi, non avrebbe scritto bene; e, se non aveva scritto bene, l’obbligo del suo editore non era di ristamparlo materialmente, ma di correggerlo, «non dico già nelle parole e senso, ma nell’ortografia, dove manifesta ragione lo ricercava; essendo tale l’obbligo dei revisori delle stampe, nè ciò ragionevolmente deve spiacere agli autori, quando altri con modestia riforma ciocchè per inavvertenza o poca osservanza nel principio delle cose si tralascia»1.

Ma l’edizione, fatta da diversi stampatori del 1634-6, se non fu ricorretta dal Basile, fu certo eseguita sui suoi manoscritti autografi; nè apparisce che l’editore abbia fatto dei cangiamenti; nè la stampa, in verità, può dirsi troppo scorretta. E, se anche non fosse cosi, c’è poco da scegliere. Più corretti, e, specialmente, più uniformi, sono i due volumetti colla data del 1637, ma non contengono se non le due sole prime giornate, e si resta incerti sulla giustificazione delle correzioni fatte, quantunque qualcuna di esse, (che abbiamo adottata), sembri accennare a un riscontro del manoscritto originale2. Cosicchè, quella del



  1. Fr. Oliva, Gramm., Ms. c., p. 46.
  2. Cfr. pp. 5, 198, 218, di questo volume.