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VI.


Di questa edizione.



Il Cunto de li Cunti non è stato ristampato, da più di un secolo, nel dialetto napoletano (dall’edizione del Porcelli in poi), e da due secoli e mezzo nello schietto testo originale. È evidente che, volendo ristamparlo, bisogni tornare alla prima edizione del 1634-6, ch’è quella, dalla quale derivano, per una serie di correzioni arbitrarie, tutte le altre1.

Gli è ciò appunto, che, come abbiamo visto, professò di voler fare, ma solo parzialmente, per ciò che riguardava l’ortografia, il Sarnelli. L’Oliva, combattendo questo criterio del Sarnelli, faceva alcune obiezioni, che si potrebbero ripetere anche ora, dopo più di due secoli, alla nostra edizione: «Com’egli sa che tale fosse l’ortografia del Basile, se poi, spiegandosi, si contraddice? Mentre soggiunge: azzoè comme l’aggio trovato allo primmo livro che fu stampato a ghiornata a ghiornata secunno che ghievano ascenno. S’egli s’è regolato dal primo libro, stampato a staccio da diversi stampatori, come dice essere l’ortografia dell’autore? Ognuno ben sa quanto



  1. Ne ho avuto sott’occhio, come ho detto sopra, l’esemplare (il solo ch’io ne conosca), esistente nella Bibl. Naz. di Torino, segn. F. VIII, 14; del quale trovai l’indicazione nell’o. c. del Rua, Novelle del Mambriano, p. 29, n.