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e popolari, durante il medioevo; e la recente scuola antropologica di Andrew Lang e suoi seguaci, che, considerando le fiabe come sopravvivenze dell’antico stato selvaggio del genere umano, ne sostiene il poligenismo. E non mancano tentativi eclettici, di conciliazione, fra le varie scuole.

Si potrebbero mostrare queste varie scuole alle prese, in particolari esempii, come per la novellina di Psiche, per la Cenerentola, o per la Fanciulla dalle mani tronche. In Psiche chi vuol riconoscere un mito solare, come ha fatto il nostro De Gubernatis1, chi una semplice trasmissione di una novella popolare indiana, come ha fatto il Cosquin, seguace della scuola storica, e chi il ricordo di un antico rito, caduto in disuso, secondo il quale alla donna non era permesso di veder nudo suo marito2. — Anche nella Cenerentola, il De Gubernatis, rappresentante italiano (alquanto avventato, mi sembra), della scuola mitica, scopre un mito solare: l’ombra della notte, che copro colla cenere del suo colore il fuoco del sole3. Ma altri ne ricerca la provenienza storica; il Coote, dopo avere affermata la trasmissione di essa dall’Italia agli altri paesi d’Europa, crede, tuttavia, che l’Italia la togliesse dalla Grecia; il Kestner trova traccia della Cenerentola in una leggenda che riferisce Eliano (II s. d. C.) intorno a Rodope, e mette innanzi l’ipotesi che alla Grecia potesse essere venuta dall’Egitto4. — La Fanciulla dalle



  1. Storia delle Novelline pop., pp. 254-82.
  2. Menghini, o. c., pref.
  3. O. c., pp. 9-34.
  4. Arch. st. trad. popol., I, (1882), pp. 265-7, Henry Charles Coote,