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opera della madrigna, o di altra donna. Le versioni della seconda contengono solo la storia di queste persecuzioni, frangiate di molte varianti. Le versioni della terza non contengono più la storia dell’amore incestuoso, e l’amputazione delle mani ha in esse cause diverse.1


In questi gruppi internazionali, è facile fare rientrare le fiabe del Basile. Ma, formati questi gruppi, sorge la domanda: Qual’è l’origine della tale o tal’altra novellina tipica? Anzi, qual’è l’origine delle novelline popolari in generale? E come si spiega la comunanza di esse tra varii popoli?

Nel cercar di rispondere a queste domande si assommano tutti gli sforzi della novellistica comparata. E le risposte, date finora, sono state varie ipotesi, più o meno confortate da un certo numero di fatti. E sono note le varie scuole, che ora disputano in questo campo: la scuola mitica, fondata dai Grimm, che conta fra i suoi sostenitori il Max Müller, la quale vuole che le fiabe sieno puri miti, frammenti dell’antica mitologia aria, personificazioni di fenomeni naturali, specie del sole e dell’alba, patrimonio recato con sè dai popoli arii in Europa; la scuola storica, che ha per capi il Benfey e il Koehler, la quale nega alle fiabe un senso mitico e vuole che sieno pervenute dall’Asia in Europa per varii canali letterarii



  1. De Puymaigre, Folklore, Paris, Perrin, 1885, pp. 253-77. La fille aux mains coupées. Cfr. i lavori del D’Ancona e del Wesselofsky, dai quali prende le mosse il De Puymaigre.

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