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clxxvi | introduzione |
sti, per gelosia, rinchiude di nuovo Penta nella cassa e la gitta a mare. La raccoglie il re di Terraverde, che conduce Penta alla sua corte; e, venuta poi a morte la regina, la sposa. Parte il re per un viaggio: Penta, intanto, partorisce un bel bambino. Il messaggiero, che portava la notizia al re, capita a quella stessa riva, e in casa di quella stessa femmina, che aveva gittato Penta a mare la seconda volta. La malvagia donna scambia la lettera, in modo che giunga alla corte un falso ordine del re, che si bruci la madre e il bambino. Invece, per compassione, i consiglieri la cacciano soltanto, e Penta va raminga. Finalmente, capita alla casa di un mago, che la piglia a proteggere. E bandisce che chi venisse a lui e potesse raccontare la più grande sventura, avrebbe avuto una corona e uno scettro. Il re fratello di Penta, e il re marito, il quale aveva scoperto, frattanto, tutto l’inganno, vengono insieme e raccontano le loro storie innanzi al mago. E Penta è riconosciuta, e si concilia col fratello, ed è ripresa dal marito.
È noto che questa novellina fa parte di un intero ciclo, ch’è stato studiato principalmente dal D’Ancona, dal Wesselofsky, dal Puymaigre. E se ne sono passate a rassegna le varianti e i riscontri che se ne hanno nel romanzo francese del secolo XIII, la Manekine, nell’italiana Rappresentazione di S. Uliva, nella Storia della figlia del Re di Dacia, nel Victorial di Dias de Games, ecc. ecc. Questo ciclo ha tre diramazioni. Le versioni della prima contengono il racconto dell’amore incestuoso del padre, delle mani tagliate, del gittamento a mare, e del matrimonio di Penta; e continuano con le persecuzioni di questa per