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clxxiv introduzione

per avventura, il vero padrone del castello, Costantino vi resta colla figlia del re felicemente. Muore poi anche il re, e Costantino gli succede sul trono.

Nel Cagliuso del Basile ci è qualche differenza: manca l’incidente della caduta nel fiume, ch’è sostituito da un invito del re, e da un’andata al palazzo reale. E il finale è diverso: Cagliuso promette alla gatta, che, alla sua morte, la farebbe imbalsamare, e la metterebbe in una gabbia d’oro, e la terrebbe sempre nella sua stanza. La gatta, qualche giorno dopo, si getta a terra, e si finge morta; ma l’ingrato Cagliuso, quando ha notizia di quella morte, dice: «Pigliala pe no pede, e jettala pe la fenestra!» Onde la gatta, fattogli un gran rimprovero, gli volta le spalle e lo abbandona!

Molte versioni, raccolte recentemente, s’avvicinano a questa; così alcune toscane, livornesi, siciliane, abbruzzesi1. Nel Re Messémiglibecca-’l-fumo, nella Novellaia fiorentina dell’Imbriani, è solo mutato il finale, nel quale il beneficato dalla gatta paga la pena della sua ingratitudine, e, sparito il castello, si ritrova nella sua cantina colla sposa accanto, e senza aver da mangiare, nè nulla.

Nei Contes del Perrault, il gatto richiede un paio di stivali al suo padroncino, calzato dei quali compie le sue imprese, e finisce coll’acquistargli il castello di un Orco, che aveva persuaso a trasformarsi in un topo, e, subito, divorato.

Il Grimm riferisce anche una fiaba norvegese, nella quale si riscontrano entrambe le parti, dei regali portati



  1. V. cit. in Pitrè, Novelle pop. tosc., n. XII, La Golpe.