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clxvi | introduzione |
le danno anche un catenaccio, ch’essa deve aprire per metter fine all’incanto. Così fa Luciella, e si vede accanto un bellissimo giovane. Essa apre il catenaccio, e le sfilano davanti varie donne, che portavano in testa del filato: ad una delle quali cade a terra una matassa. Luciella le grida che la raccolga; ed, a quella voce, il giovane si sveglia, s’adira dell’essere stato scoperto, fa rivestire Luciella dei suoi cenci, e la manda via. E la povera Luciella torna a casa sua, ed è scacciata dalle sorelle, e va girando pel mondo finchè, dopo lungo errare, capita al palagio di un re. Qui è accolta per compassione da una damigella di corte, e partorisce un bellissimo bambino. Ma la notte, mentre tutti dormono, entra un giovane, che dice rivolto a quel bambino alcune strane parole. La damigella ne dà avviso alla regina, che lo sorprende, lo riconosce pel suo figlio, l’abbraccia; e, con questo, cessato l’effetto della maledizione avuta da un’orca, lo riacquista; e il principe sposa Luciella.
Nel T. IV della G. V, Parmetella, cercando di sradicare no turzo d’oro in un bosco, ha la stessa fortuna: un’abitazione meravigliosa, con un marito misterioso, ch’essa perde per la curiosità del volerlo vedere di notte. E lo riacquista, dopo grandi tormenti e grandi prove.
Altri particolari della stessa fiaba si trovano più volte ripetuti: l’invidia delle due sorelle (II, 2, 3); il giovane, che, scoverto, fugge, abbandonando la sua sposa (II, 5); ecc.
Come si sa, le versioni di questa fiaba sono moltissime, e, oltre le numerose elaborazioni letterarie1, se ne cono-
- ↑ Cfr. Psiche, Poemetto, e l’Ozio sepolto e l’Olimpia, Drammi di