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introduzione clxiii

alterate dall’intrusione di quegli esseri meravigliosi, e dal concepire il meraviglioso e lo strano come una condizione normale delle cose.

Passando a discorrere degli esseri soprannaturali, «per quanto, — dice il Grimm — , sia grande la ricchezza e la varietà di queste fiabe, cosicchè ve ne sono pochissime simili, e vi si vede una provvista veramente inesauribile degli elementi costitutivi; tuttavia, tutte le altre leve mitiche si possono metter da parte, non operando in esse se non due sole categorie di esseri soprannaturali. Cioè, i buoni e favorevoli, che sono sempre femminili, e i cattivi e sfavorevoli, che si dividono per contrario nei due sessi, e quelli si chiamano fate, e questi ora uerco, ora orca. La fata corrisponde alla gute o weise Frau e l'uorco al wilder Mann o Riese della mitologia tedesca..... È notevole l’assenza da queste fiabe d’ogni figura cristiana: nè Maria, madre del Signore, nè gli angeli, nè il demonio v’hanno una parte, o c’entrano in alcun modo, laddove nelle fiabe tedesche appaiono spesso. Evidentemente, fata e uerco hanno origine latina, cioè romana, e sarebbe stolto attribuirne loro una celtica»1.

Il demonio e altri esseri maligni, sono nominati, qua e là, in modo vago, ma non compariscono mai con personalità spiccata2. Oltre le fate e gli orchi, s’incontrano in queste



  1. G. Grimm, Vorrede, cit., I, X-XI. — Sulle fate e gli orchi, cfr. anche Grimm, Deutsche Mythologie, IV ed., Berlin, 1875-8, I, capp. XVI e XVII, e spec, pp. 340-3, e 402.
  2. Così III, 9, la Gran Turchessa muore e va a pagare la norma a lo mastro che l’aveva mezzato l’arte, e il Gran Turco va a casa cauda (inferno), e Rosella si fa cristiana, ecc. ecc.