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clviii introduzione


Il Basile raccolse le sue fiabe direttamente dal popolo. La freschezza dei suoi racconti manifesta la loro diretta origine popolare. E, poi, quali sarebbero le sue fonti letterarie? Collo Straparola, egli ha comuni solo alcune fiabe. Il T. III della G. I (Peruonto) si riscontra con la novella I della III notte dello Straparola. Il T. IV della G. II (Cagliuso) con quella I della XI. Il T. I della G. V (Lilla e Lella) Con la II della V. Il T. VII della G. V (Li Cinco Figlie) con la V della VII. Questi riscontri notò il Grimm1; ma altre ve ne sarebbero da aggiungere. Così nello Straparola (X, 3), Cesarino di Berni che libera una principessa destinata ad esser parto d’un dragone; e, ucciso il mostro, gli spicca la lingua, di cui si vale in seguito contro un impudente contadino, che si vantava presso il re di essere l’uccisore del drago», di tal che sposa poi la principessa; si riscontra, per tutta questa parte, col Cienzo del T. VII, G. I, del Cunto de li Cunti. E somiglianze di particolari motivi non mancano.

Ma, con tutto ciò, la conchiusione del Grimm che: «fatto il confronto, si vede chiaro che il Basile scriveva indipendentemente dallo Straparola», resta, a me sembra, indubitata e indubitabile2.

Alcuni altri riscontri si potrebbero trovare di fiabe del



  1. Kinder und Hausmärchen, III, 291. Si noti però che dove il Grimm dice X, I, bisogna leggere XI, I, e il riscontro dello Straparola (VII, 5) con la nov. 45, del Basile, cioè 5 della V giornata, bisogna correggerlo: nov. 47, cioè 7 della V giornata.
  2. Kinder und Hausmärchen, III, 291.