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clvi introduzione

Poche note aggiunse il Liebrecht, varie delle quali preziose; ma, nelle note, volle essere molto sobrio1, e non volle entrare nel ginepraio dei confronti novellistici, contentandosi dei pochi cenni dati, su alcune delle novelle, dal Grimm, nella prefazione. La mancanza, a quei tempi, di raccolte italiane di fiabe rendeva, del resto, necessaria quest’astensione.

V’aggiunse ancora un lavoro sul dialetto e la letteratura dialettale napoletana2, ch’è fatto con molto garbo, ma ha un valore, più che altro, didascalico, pel pubblico tedesco. Si trovano in esso le acute osservazioni, delle quali s’è tenuto conto, sulla forma e sullo stile artistico del Basile.


Dopo questa fortuna avuta, il Cunto de li Cunti entrò a far parte di tutte le biblioteche dei folkloristi, più spesso nella traduzione, che nelle rare edizioni dell’originale napoletano, e, col nome del Basile o del Liebrecht, è stato ed è continuamente citato.

Due anni dopo, se ne pubblicava anche una traduzione inglese con questo titolo: The Pentamerone, or The story of stories, Fun far the little Ones, by Giambattista Basile, translated from the Neapolitan by John Eduard Taylor, with illustrations by George Cruikshank. Tradu-



  1. Cita a questo proposito la massima del Johnson: Notes are often necessary, but they are necessary evits (o. c., II, 337).
  2. Einige Bemerkungen über den neapolitanischen Dialekt und dessen Literàtur, so wie über Basile insbesonders (o. c., II, 280-338).