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introduzione clv


Il Liebrecht osò affrontare pel primo tutte le difficoltà del testo del Basile, veramente enormi per uno straniero. Ed erano anche maggiori allora, nel 1846, di quel che sono ora, saranno fra breve. Senza un buon vocabolario napoletano1, senz’aiuto di studii e commenti fatti da scrittori italiani sull’argomento, il Liebrecht dovè, per intendere il suo testo in tutti i suoi particolari, ricorrere agli aiuti della scienza filologica e allo studio diretto degli altri scrittori napoletani, e, specialmente, dei contemporanei del Basile. E, col suo acume, e colla sua diligenza, giunse ad acquistare un’intelligenza, quasi in ogni particolare, completa del testo, che veramente è mirabile. In pochissimi punti errò, quasi sempre per colpa delle scorrette edizioni, che fu costretto ad avere sott’occhio, giacchè egli potè solo confrontare l’edizione del Sarnelli del 1674, che gli parve, ed è difatti, la migliore, rispetto alle seguenti, e specie a quella del Porcelli.

Né è minore il merito letterario dell’opera: con grande facilità e felicità, alle espressioni e alle immagini del Basile, il Liebrecht seppe trovare le equivalenti nella lingua tedesca. E l’ingegno artistico di Gian Alessio Abbattutis vive e palpita, in questa traduzione, in tutto il suo bizzarro e originale carattere.



  1. Nel 1846 non c’era se non il Vocabolario delle parole del dialetto napol. che più si scostano dal dialetto toscano, Nap., Porcelli, 1789; del quale è nota la povertà e la mediocrità; di buono non vi si trovano se non alcuni articoletti del Galiani. Il vocabolario del De Ritis fu cominciato a pubblicare il 1845, e, com’è noto, interrotto alla parola: magnare.