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clii introduzione

Cunto de li Cunti del Basile. «Questa raccolta di fiabe, — essi dicevano — , tra quante ne furono state fatte presso qualunque popolo, fu, per un pezzo, la migliore e la più ricca. Non solo la tradizione allora era per se stessa ancor più completa, ma l’autore possedeva anche, con l’esatta conoscenza del dialetto, un’abilità tutta sua nel raccoglierle ed entrar nello spirito di esse. Il contenuto è quasi senza lagune, e il tuono, almeno pei napoletani, perfettamente indovinato; il che gli dà un vantaggio sullo Straparola ........ Si può, dunque, considerare questa raccolta di fiabe, pel suo ricco contenuto, come fondamento delle altre; perchè, quantunque nel fatto non sia cosi, ed anzi non fosse nota fuori del suo paese, e nemmeno tradotta in francese, tuttavia, nel complesso della letteratura popolare, può rappresentare questa parte. Due terzi delle fiabe, ch’essa contiene, si ritrovano, nei loro tratti essenziali, in tedesco, e ancora viventi. Il Basile non ha fatto nessun cangiamento; raramente si è permesso un’aggiunta di qualche importanza; il che dà, anche da questo lato, alla sua opera un valore singolare»1.

Con queste parole, l’opera del Basile fu indicata agli studiosi di tutto il mondo, e uscì dalla mezza luce, nella quale era stata tenuta, come opera scritta in dialetto, e in un dialetto dell’Italia meridionale. Varie novelle furono anche tradotte in tedesco2.



  1. Kinder und Hausmärchen, III, 290-i.
  2. Alcune ne tradussero gli stessi Grimm nei Kinder und Hausmärchen, vol. iii. Nel 1816, nel Taschenbuch für Freunde altdeutscher