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introduzione cxxxxix

lipo. E con lui fa un gran pranzo, rallegrato dalla compagnia e dalla cooperazione del Dottor Marchionno, ghiottone e buongustaio di prima forza, che divora da solo tre quarti del pranzo, e chiacchiera sempre lui, indiavolatamente, senza arrestarsi un istante; e, ad ogni cibo che gli si presenta, ha il suo proverbio pronto, il suo motto, la sua erudizione; e chiede ora questo, ora quello, con la massima franchezza, o sfacciataggine che si voglia, nella certezza di far cosa grata all’amico, e nell’alta coscienza alla sua riputazione di ghiottone da mantenere! Dopo il pranzo, vengono cinque donne del popolo, e ciascuna d’esse racconta una novella.

Le cinque novelle del Sarnelli, quanto all’argomento, non trovano riscontro in quelle del Basile1. E hanno questa novità, che, nel loro insieme, costituiscono una specie di mitologia di alcuni più famosi monumenti di Napoli: del Gigante di Palazzo, del Nettuno di Fontana Medina, della così detta Capa de Napole, dei Quattro del Molo, ecc., giacchè, neanche novellando, il Sarnelli obliava del tutto d’esser lui l’autore della buona e notissima Guida di Napoli2.

Nel resto, il Sarnelli imita, e imita bene, il fare del Basile; del quale piglia il metodo del racconto, le intro-



  1. II Köhler e l’Imbriani indicarono i riscontri di queste novelle, nell’Illustrazioni XXXI, XLI, LI, LXX, LXXI, della ed. cit.
  2. Della vanità e dell’impopolarità di questi tentativi individuali d’invenzioni mitologiche, discorre molto bene l’Imbriani, conchiudendo: «Nella formazione dei miti ben poco o nulla può l’impeto sacrilego di una fantasia individuale». Cfr. una mia recensione dell’ed. dell’Imbriani, in Rassegna Pugliese, II (1885), n. 18.