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introduzione cxxxv

gannaed uccide l’orco, e libera l’amico. — Come saggio del modo, nel quale il Lippi mette in versi la prosa del Cunto de li Cunti, indico il luogo, nel quale il Basile, descrivendo i meravigliosi effetti del cuore di drago, dice: «lo re...... lo dette a cocinare a na bella dammecella. La quale, serratose a na cammara, non cossì priesto mese a lo fuoco lo core, e scette lo fummo de lo vullo, che non sulo sta bella coca deventaje prena, che tutte li mobele de la casa ntorzaro. E, ncapo de poche juorne, figliattero, tanto che la travacca fece no lettecciulo, lo forziere fece no scrignetiello, le seggie facettero seggiolelle, la tavola no tavolino, e lo cantaro fece no cantariello mpetenato, accossì bello, ch’era no sapore!» E il Lippi verseggia così questa bizzarra fantasia del Basile:

          Ed egli, preso il prelibato cuore,
          Lo diede al cuoco; al qual, mentre lo cosse,
          Si fece una trippaccia, la maggiore,
          Che ai dì dei nati mai veduto fosse.
          Le robe e masserizie, a quell’odore,
          Anch’elle diventaron tutte grosse,
          E in poco tempo a un’otta tutte quante
          Fecer d’accordo ll pargoletto infante.
          
          Allor vedesti partorire il letto
          Un tenero e vezzoso lettuccino;
          Di qua l’armadio fece uno stipetto;
          La seggiola di là un seggiolino;
          La tavola figliò un bel buffetto;
          La cassa un vago e picciol cassettino;
          E il destro un canterello mandò fuore,
          Che una bocchina avea tutto sapore!1



  1. Malmantile, II, 16-17.