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introduzione cxxxi

creto, che Zoroastro e Eracleto; masto, che mastro; cossì, che così; ajetate, che etate; rommenanno che romenanno; farrà, che farà; canosciuta, che conosciuta; cammenato, che caminato; solete, che solite; e simili. Ma ha meno ragione di sostituire ueglio, con uoglio; viento, votato, con biento e botato; sebetura, con sepetura; humane, con homane; recevute, con recepute; ecc. E sbaglia del tutto, quando in luogo di: se scoppasse a ridere, scrive: le scoppasse a ridere; o quando muta corzete in corzere; tanto composta che pareva acito in tanto composto; vusciola, con usciola; racecotena a la catarozzola, in a la cecotena, a la catarozzola; morrannose, essenno stracqua, in morrandose, essendo stracqua; ecc. Queste, ed altre osservazioni, si possono fare nelle prime cinque sei pagine dell’edizione del Sarnelli e continuarle per tutte le cinquanta novelle1.

Tuttavia, questa fatica, fatta dal Sarnelli sul testo del Basile, se fu dannosa come lavoro di editore, ha una certa importanza filologica, e, per chi studierà il dialetto napoletano, sarà utile l’interrogare questa lunga serie di osservazioni (chè tali sono), fatte dal Sarnelli, sul testo del Basile2. Peccato che il sistema di correzione non sia costante e rigoroso, e che la scorrettezza della stampa abbia ancor peggiorato questo difetto!



  1. V. App. H, nella quale ho fatto il confronto delle varianti delle due edizioni, per un’intera novella, la X della G. I.
  2. Un vocabolarista napoletano potrebbe forse citare come due opere distinte il Cunto de li Cunti del Basile e il Pentamerone secondo la lezione del Sarnelli.