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cxxx introduzione

patre, azzoè, comme l’haggio trovato allo primmo livro, che fu stampato da deverze stampature a ghiornata a ghiornata, secunno che ghievano ascenno1».

Ma, pel resto, non fu egualmente felice. Il Sarnelli corresse una grande quantità di forme, che a lui parevano non ischiettamente napoletane. Talvolta, colse nel segno; tal’altra, fece una correzione superflua, perchè, in realtà, in napoletano esistono ambe le forme, quella del Basile, e l’altra sostituita da lui; tal’altra ancora, errò del tutto. Egli, non napoletano, era buon conoscitore del dialetto napoletano; ma la sua conoscenza, formata collo studio, non poteva esser mai piena e sicura, e pareggiar quella di chi abbia appreso la lingua dalla balia. Talvolta, benchè non frequentemente, egli sostituì parole e frasi sue a quelle del Basile. Non aggiunse, però, nè tolse nulla di sostanziale nel testo, ed io, nel riscontro che ho fatto, non ho trovato se non una sola, e curiosa, e scherzosa interpolazione, passata poi in tutte le edizioni seguenti. Ed è questa, che si trova nel trattenimento V della G. III, dove il Basile dice: «arrevato all’acqua de Sarno»; e il Sarnelli aggiunge: «chillo bello shiummo, c’ha dato nomme a la famiglia antica de li Sarnelli»!

Uno sguardo, che si dia alle prime cinque o sei pagine dell’edizione del Sarnelli. confrontandola coll’edizione originale, basta a fornire gli esempi dei varii generi di correzioni arbitrarie, che ho enumerati. Il Sarnelli ha ragione, quando crede forme più napoletane Zoroasto e Ara-



  1. Di questo punto una severa critica fa l’Oliva nella sua cit. Gramm. ms. Ma di ciò più avanti.