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cxx | introduzione |
au lieu d’embellir, d’idealiser l’univers, l’a enlaidi à dessein; pour en développer la vitalité, elle l’a peuplé de monstres»1.
Giudizio anche più giusto e sicuro ne dette Iacopo Grimm, prima nel terzo volume dei Kinder und Hausmärchen, e poi nella prefazione alla traduzione tedesca del Pentamerone, fatta dal Liebrecht. «Il Basile, — egli scrive — , ha raccontato secondo il gusto di un popolo vivace, spiritoso, e scherzoso, con continue allusioni ad usi e costumi, ed anche alla storia antica e alla mitologia, la cui conoscenza è, specialmente tra gli Italiani, abbastanza diffusa; sicchè il suo stile è proprio l’antitesi di quello calmo e semplice delle fiabe tedesche. Egli è straordinariamente ricco di espressioni metaforiche e proverbiali e di espressioni spiritose, delle quali ha una gran provvista, e che, per lo più, sono calzantissime: non raramente anche l’espressione, secondo il costume del paese, è libera, sfacciata, senza veli, e perciò spiacevole alla nostra moderna delicatezza......; tuttavia, non si può mai dire del Basile, come dello Straparola, che egli sia immorale. Naturalmente, ha anche una certa sovrabbondanza e una certa piena del discorso......; ma si tratta del gusto proprio dei popoli meridionali, di cercare sempre nuove espressioni, e d’insistere col discorso sopra un oggetto; non già di povertà della cosa stessa, che si cerchi coprire. E, giacchè la folla dei paragoni per lo più è esagerata per arguzia e scherzo, anche i più strani e ridicoli di essi
- ↑ J. Ferrari, art. e, nella Revue des deux mondes, 1840, XXI, pp. 507-8.